C’è un momento, in ogni attacco informatico, in cui tutto sembra ancora tranquillo. I sistemi funzionano, le mail arrivano, i log scattano silenziosi come un battito cardiaco regolare.
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TogglePoi, senza preavviso, una piccola anomalia: un accesso imprevisto, un picco di traffico, un file che non doveva esserci. Per chi lavora nella sicurezza informatica, imparare a riconoscere quel segnale prima che diventi un disastro è la differenza tra prevenzione e crisi.
È qui che entra in gioco QRadar, la piattaforma SIEM di IBM che aiuta i team di sicurezza a raccogliere e interpretare milioni di eventi informatici al secondo. Ma come si impara davvero a “leggere” queste tracce? E soprattutto: come si diventa capaci di collegarle, capendo non solo che qualcosa sta accadendo, ma perché?

Dalla teoria alla detection reale
Il corso SOC – QRadar di CyberUP Institute nasce proprio con questo obiettivo: formare professionisti capaci di potenziare le competenze del Security Operations Center (SOC) nel rilevare e gestire minacce informatiche complesse utilizzando QRadar SIEM.
Attraverso sessioni teoriche, esercitazioni pratiche e simulazioni di attacchi ransomware e phishing, i partecipanti sviluppano abilità concrete nella creazione di query avanzate, report personalizzati e elenchi attivi per il monitoraggio in tempo reale.
Il programma include l’analisi di scenari reali, sessioni di debriefing interattivi e feedback strutturati per ottimizzare le strategie di risposta e migliorare la resilienza del team. Un approccio che trasforma l’apprendimento in esperienza concreta: i partecipanti non osservano un attacco, lo vivono — e imparano a gestirlo.

Prerequisiti
- Conoscenza base di sistemi SIEM (es. QRadar, ArcSight)
- Esperienza nella gestione di incidenti informatici
- Familiarità con concetti di ransomware, phishing avanzati e analisi forense
Una volta consolidate le basi teoriche, il corso guida i partecipanti a un approccio più strategico e operativo alla detection.
Capire prima di reagire
Un buon analista non è solo un tecnico: è un interprete. Sa riconoscere un’anomalia nel comportamento di un utente, un collegamento sospetto tra eventi apparentemente innocui, un cambio improvviso nei log di rete.
QRadar lo aiuta a farlo, ma serve una mente allenata. Durante il corso, gli allievi imparano a costruire query personalizzate — veri e propri filtri di intelligenza — e a creare elenchi attivi per tenere sotto controllo dispositivi o utenti sospetti in tempo reale.
Ma soprattutto imparano a porre le domande giuste ai dati: “Da dove è partito l’attacco?”, “Cosa lo ha innescato?”, “Quanto si è diffuso?”.
A questo si aggiunge la dimensione forense: analizzare ciò che è accaduto, raccogliere prove, ricostruire sequenze, imparare dalle tracce lasciate dall’attaccante. È la logica delle linee guida del NIST, che definisce gli standard internazionali per la gestione degli incidenti informatici. Ogni debriefing diventa così un momento di confronto e crescita: capire cosa ha funzionato, cosa no e come migliorare la prossima volta.
Il SOC che guarda al cloud
Oltre i confini dell’infrastruttura
Oggi, la sicurezza non vive più solo dentro il perimetro aziendale. Server, dati e processi si spostano su piattaforme cloud: ambienti dinamici, distribuiti e in continua evoluzione.
Per questo, CyberUP integra nel percorso anche il modulo Security Monitoring & Management – Cloud , che insegna a estendere il monitoraggio di QRadar a ecosistemi come AWS, Azure e Google Cloud.
I partecipanti imparano a progettare architetture SIEM ibride, in grado di unificare i dati on-premise e quelli cloud, migliorando la visibilità e la reattività del SOC. La sicurezza, così, non è più solo un insieme di strumenti: diventa un’infrastruttura intelligente, capace di adattarsi a dove si trova l’informazione.

Tecnologia e competenza: un equilibrio umano
Il metodo stakeholder-centric di CyberUP si fonda su un principio semplice: nessuna tecnologia, per quanto sofisticata, può sostituire la competenza umana. Le nuove funzioni di User Behavior Analytics (UBA) e machine learning integrate in QRadar — come descritto nella documentazione IBM — aiutano a individuare comportamenti sospetti, ma è l’analista a interpretarne il contesto.
Ogni giornata si chiude con un debriefing: un momento di dialogo e confronto su cosa ha funzionato e cosa può essere migliorato. Questo approccio, mutuato dai processi di Incident Response raccomandati da ISO/IEC 27035-1:2023, trasforma la formazione in un allenamento mentale alla lucidità e alla collaborazione.
Dal Blue Team alla resilienza organizzativa
Pensare come l’attaccante, agire come il difensore
Il corso QRadar Avanzato non si limita a mostrare come usare uno strumento: forma una mentalità. Gli studenti imparano a ragionare come un difensore ma anche a capire la logica dell’attaccante, seguendo i modelli del framework MITRE ATT&CK. Capire come agisce un hacker significa anticiparlo, non inseguirlo.
Ogni esercitazione — dal phishing all’attacco ransomware — insegna a prevenire, a creare playbook di risposta coerenti e a ridurre il tempo di reazione. Secondo ENISA, nel suo ultimo Threat Landscape Report 2024, le minacce più pericolose sono quelle che passano inosservate. Formare analisti capaci di “leggere il silenzio” diventa, quindi, un vantaggio competitivo.
Un investimento che crea valore
Le competenze sviluppate nel percorso QRadar hanno impatti diretti e tangibili:
- Le aziende riducono i tempi di rilevamento e risposta.
- Migliorano la conformità a normative come GDPR, NIS2 e ISO/IEC 27001.
- Costruiscono team interni più autonomi e motivati.
Ma, soprattutto, acquisiscono una nuova consapevolezza organizzativa: la sicurezza non è più un costo, ma una competenza che protegge il valore del business. Come sottolinea il team di CyberUP Institute:
“La formazione continua è oggi il primo pilastro della cyber resilienza”
Dal dato alla consapevolezza
La sicurezza come linguaggio
Padroneggiare QRadar non significa imparare un software: significa imparare a vedere. A leggere i log come parole, a trasformare gli eventi in narrazione, a collegare i puntini invisibili che disegnano la mappa di un attacco.
Nei laboratori CyberUP, tecnici e professionisti scoprono che la sicurezza non è fatta di allarmi, ma di storie da interpretare. Ogni sessione di training diventa un capitolo in cui teoria, pratica e riflessione si intrecciano. E, come in ogni buona storia, la chiave è comprendere prima di reagire.
In un mondo dove le minacce corrono più veloci della tecnologia, la formazione resta l’unico modo per tenere il passo.
Conclusione
Il corso QRadar – Tattiche Avanzate per il Rilevamento delle Intrusioni rappresenta molto più di un aggiornamento professionale: è un passaggio verso una nuova cultura della sicurezza. Una cultura che unisce intelligenza artificiale e intelligenza umana, metodo e intuizione, tecnologia e responsabilità.
Perché la vera difesa non è reagire a ciò che succede, ma capire ciò che potrebbe succedere. E prepararsi, insieme, ad affrontarlo.
FAQ
Cos’è un SIEM e a cosa serve QRadar?
Un SIEM (Security Information and Event Management) è una piattaforma che raccoglie e analizza i log di sicurezza di tutti i sistemi aziendali.
QRadar, sviluppato da IBM, è uno dei SIEM più avanzati: consente di individuare comportamenti sospetti e gestire incidenti di sicurezza in tempo reale.
Chi può partecipare al corso QRadar Avanzato di CyberUP?
Il corso è pensato per professionisti IT, membri di SOC o team di Incident Response, ma anche per chi ha una base tecnica e vuole specializzarsi nel monitoraggio e nell’analisi delle minacce.
Serve esperienza tecnica per seguire la formazione?
È utile conoscere i concetti base di rete e sicurezza informatica, ma il percorso CyberUP guida passo passo anche chi non è ancora esperto di QRadar, combinando teoria, laboratori e simulazioni.
Il corso rilascia certificazioni?
Sì, al termine del percorso viene rilasciato un attestato CyberUP Institute che certifica le competenze acquisite, in linea con gli standard europei di formazione in cybersecurity.